Da Yalta a l’Affaire Moro: gli anni di piombo in Italia e i complotti internazionali. – Parte I : L’Italia, Paese a “sovranità limitata”

Un lungo filo rosso, spesso dissimulato, spesso volutamente occultato, rifiutato e sbiadito, collega inevitabilmente le scelte prese in quel di Yalta nell'anno 1945 e il consequenziale teatrino internazionale con i celebri anni di piombo in Italia, che hanno preso piede con la nascita della Democrazia Cristiana e hanno visto la fine ( la fine?) all'inizio degli anni '80.

 

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Si è soliti pensare, stando agli insegnamenti impartiti dai manuali scolastici, che dal secondo dopoguerra ( dal 1945 in poi) e quindi con l’inizio della cosiddetta ” Guerra Fredda” le tensioni tra le potenze internazionali si siano spostate dall’Europa agli angoli del mondo, e che quindi, finalmente, gli italiani abbiano tirato un sospiro di sollievo. Si pensa ancora, erroneamente, che quella guerra apparentemente mai combattuta tra Usa e Urss, i principali vincitori del secondo conflitto mondiale, abbia avuto le sue manifestazioni principali in Vietnam, in Cambogia, Cuba, Corea e via discorrendo. Ma, caro lettore, non bisogna assolutamente pensare che quei misteriosi decenni del secondo novecento non abbiano riguardato il nostro Paese, o che l’Italia abbia assistito da spettatrice alle performance politico-strategiche di quelle nazioni considerate “superiori”. La storia insegnata nelle scuole è solita essere divisa in due blocchi, due situazioni, due aree geografiche diverse. Ma la situazione è bensì contraria: la politica dei nostri alleati a stelle e strisce ha influenzato in maniera non solo politica e ideologica i vertici italiani, ma noi stessi abbiamo pagato con il sangue le scelte e gli scrupoli degli amici di oltreoceano. Un lungo filo rosso, spesso dissimulato, spesso volutamente occultato, rifiutato e sbiadito, collega inevitabilmente le scelte prese in quel di Yalta nell’anno 1945 e il consequenziale teatrino internazionale con i celebri anni di piombo in Italia, che hanno preso piede con la nascita della Democrazia Cristiana e hanno visto la fine ( la fine?) all’inizio degli anni ’80. In questo mini dossier andrò ad analizzare dall’esterno all’interno le vicende e gli intrighi che hanno portato al rapimento di Aldo Moro, il caso più emblematico dell’epoca, un caso ancora irrisolto.

Parte I

L’ Italia in seguito agli accordi di Yalta riacquistò una posizione centrale nel mediterraneo, entrando a far parte delle logiche atlantiche che si stavano formando in quegli anni e diventando inevitabilmente un ponte strategico tra l’Europa e il sud mediterraneo. Con il referendum del ’46 e la Costituzione del ’48 la Dc si afferma primo partito italiano. La svolta moderata del Bel Paese cancella in Stalin anche le ultime speranze di avvicinarsi al Mediterraneo, in quanto la Turchia era ormai di fede filo-americana confermata anche dall’appoggio militare nella guerra di Corea, l’Albania troppo piccola territorialmente per lanciare un’offensiva sovietica e la Jugoslavia comunista di Tito si era ormai totalmente svincolata dagli ordini del Cremlino. Come fare allora per non perdere definitivamente il ruolo di grande potenza, ideologica e politica, in un paese ancora in fasce come l’Italia, dove il campanello di una rivoluzione rossa era sempre pronto a suonare? Prima di tutto, abbandonare l’integralismo ateo dei marxisti dei marxisti ortodossi e sposare una posizione più realista: l’Italia, la culla della Chiesa, contava ormai ingenti masse popolari cattoliche e Togliatti, su consiglio di Stalin, aprì loro le porte del PCI in nome di una causa comune e facendo del capitalismo un nemico da combattere insieme. In secundis, finanziamenti economici al partito. Finanziamenti ingentemente utilizzati per tenere in piedi quella struttura paramilitare che tanta importanza avrà nel corso degli anni: la ” Gladio Rossa”, preziosa organizzazione che disponeva di una grande quantità di armi( non a caso costruì i primi arsenali delle BR), nata per tutelare e soccorrere i dirigenti del partito in caso di una svolta autoritaria del paese. Organizzazione mai nominata, ma conosciuta perfettamente da tutti i vertici dello Stato, dai servizi segreti e dalle forze dell’ordine. E poi la ” Gladio”. L’organismo militare dipendente da Stay Behind, la struttura sociale e militare di informazione e spionaggio della NATO che per molti anni agì sul nostro territorio. Così come la “Gladio Rossa”, “Gladio” era sulla bocca di tutti ma nessuno ne parlava, fin quando questo silenzio venne rotto da Giulio Andreotti in un discorso al senato nel novembre del ’90, che ne legittimava l’esistenza e l’appartenenza ai servizi segreti americani.  Mentre i comunisti pensavano che la Gladio rifornisse i neofascisti di armi e esplosivi per compiere stragi di Stato, la realtà era un’altra. Gli americani volevano solamente assicurarsi un equilibrio economico assolutamente intaccabile, garantito dalla trasformazione del PCI in partito socialdemocratico che si sposasse a perfezione con la direzione democristiana: “Bipartitismo Perfetto”. Gladio era l’enzima equilibratore della politica italiana e delle tensioni sociali, equilibrio che necessitava delle peggiori nefandezze: “Piazza Fontana”. Una piccola Guerra Fredda dunque si è combattuta per anni in Italia; due eserciti stranieri si sono osservati, si sono fronteggiati, hanno rispettato le rispettive zone di influenza senza mai entrare nei rispettivi territori secondo gli accordi di Yalta mentre i cittadini d’Italia, inconsapevoli, ne pagavano le conseguenze. Intanto le scelte economiche del tempo portarono il Paese ad abbandonare finalmente la posizione ultra-liberista per alzare un po’ la cresta, optando per un’economia mista, che facesse sorridere le masse popolari rifugiatesi nella dottrina sociale della Chiesa ma che strizzasse l’occhio agli americani. Ma proprio questi ultimi capirono l’importanza che l’Italia aveva nel Mediterraneo prima degli italiani stessi, la terrazza strategica che guardava al nord Africa e al Medio Oriente. L’unico che riuscì a capirlo fu Enrico Mattei, filo palestinese,  che rese l’Italia indipendente energicamente, stabilendo rapporti preferenziali con produttori di petrolio e gas delle zone sopra nominate ( figura che andrò ad approfondire nella seconda parte del dossier). Questo ondeggiare tra asservimento e indipendenza in politica estera e economica, tra filo-arabismo e filo-israelismo, tra Usa e Urss, tra rosso e nero, trasformò l’Italia in un campo di battaglia su cui si consumarono gli scontri architettati dai servizi segreti degli schieramenti opposti, assecondati da una politica silenziosa, consapevolmente silenziosa. La silenziosa consapevolezza di essere un Paese a “sovranità limitata”.

 

inserito da domenico marigliano blogger

 

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