ELEZIONI POLITICHE 2013: PROLOGO ED EPILOGO

 
Credo sia inutile restare lì ad ascoltare noiosi dibattiti politici tutte le sere davanti alla tv, tranne che non si abbiano soluzioni migliori per cercare di agevolare il sonno.
Gli esiti di queste elezioni daranno molto probabilmente la vittoria a Bersani (PD), una vittoria di Pirro però, visto che lo vedrà in Parlamento con un margine di vittoria talmente modesto rispetto alle entità politiche rivali che gli sarà impossibile governare, non disponendo di una solida maggioranza nè alla Camera e nè al Senato. Le conseguenze: riforme paralizzate, aumento della tensione sociale, incremento della recessione economica.
In un arco temporale inferiore ai 12 mesi si andrà nuovamente alle urne.
Non sarebbe nemmeno il caso di ribadirlo, ma ovviamente il partito che prenderà più voti sarà quello degli astenuti, ma si sa che il "fittizio consenso popolare" sarebbe valido anche se ad andare a votare fosse un modesto 10% dell'elettorato.
Il mio pronostico potrebbe essere sbagliato, ma non è questo ciò che conta. L'unica certezza è che nessuno degli eletti cambierà la situazione nel nostro bel Paese.


 

Da un lato abbiamo il PD filo-bancario (link programma politico) Bersani è già pronto a prendere ordini dalla troika (Ue-BCE-FMI) non appena verrà eletto e, qualora alcuni fossero ancora scettici, basta notare i rapporti di tira e molla con l'agenda-Monti, prima di compiacenza, ora di finto distacco (operazione mediatica che serve a Monti per raccogliere un po' di consensi anche da destra).
Al centro abbiamo Lista Monti (link programma politico) supportata dal fido Casini (UDC) il quale, se un anno e mezzo fa sembrava dovesse cominciare a pensare ad un lavoro, adesso grazie a Monti riuscirà ad aggrapparsi ancora alla poltrona politica. Sullo stesso Monti non c'è molto da aggiungere: è l'uomo della Goldman Sachs, membro Bilderberg e Trilateral, posto in politica per rappresentare il suo datore di lavoro, ossia l'oligarchia bancaria.
Dall'altro lato abbiamo un Berlusconi (PDL) (link programma politico) che ha guadagnato consensi rispetto a mesi fa e con alcune trovate da prestigiatore ("restituirò l'IMU a tutti", "azzeramento dei rimborsi elettorali", etc.) ha recuperato il divario da Bersani. In Germania suggeriscono di non votare Berlusconi per gli attacchi di questo ultimo alla Merkel e all'impostazione europeista. A Berlusconi gli va dato merito che, in un barlume di lucidità (tra una barzelletta e una battuta a sfondo erotico), abbia detto cose giuste quando ha suggerito di rivedere tutti i Trattati europei, minacciando l'uscita dell'Italia dall'Unione europea che in questo preciso momento storico è un vantaggio solo per la Germania, non di certo per gli italiani in recessione economica. Berlusconi non osa andare oltre un certo limite perchè i mercati finanziari (banche e hedge fund) lo tengono sotto scacco e sono pronti a fargli crollare il suo impero finanziario qualora prendessero di mira le azioni Mediaset.
Passiamo poi alle novità di questo giro elettorale: Rivoluzione civica di Ingroia, Fermare il declino di Giannino e Movimento 5 Stelle di Grillo.
Quanto a Rivoluzione Civica (link programma politico) di Ingroia credo che un magistrato entri in politica per mera questione economica: se Di Pietro avesse fatto esclusivamente il pubblico ministero suppongo avrebbe avuto un patrimonio 150 volte inferiore a quello attuale. Ingroia avrà pensato: "l'ha fatto Tonino, perchè non posso farlo io?". Ma non è la sola motivazione che mi porta a nutrire dubbi sul personaggio, visto che da magistrato non ha avviato una indagine, e ripeto, una sola indagine, contro lo strapotere bancario. Colluso culturalmente o ha chiuso entrambi gli occhi dove c'era da spalancarli? Male che vada l'avventura politica Ingroia ritornerà a lavorare in Guatemala per l'ONU (organizzazione creata dai banchieri Rockefeller)
Fare per Fermiamo il declino (link programma politico) di Giannino è un'altra novità nel panorama politico: il suo disneniano portavoce, dai curricula taroccati, propone privatizzazioni, riduzione della spesa pubblica, eliminazione della cassa integrazione (con la folle idea che un 50enne sia così più spronato a cercare un nuovo lavoro), insomma ha l'abilità di proporre un programma utile alla comprensione delle cose: se vuoi far crescere l'economia del Paese basta fare il contrario di quel che propone il programma di Giannino.
Il Movimento 5 Stelle (link programma politico) sarà la vera sorpresa, potrebbe prenderà un'enormità consensi e avrà il primato di aver fatto una escalation considerevole senza i finanziamenti delle banche, a differenza dei conto\anticipi usufruiti dagli altri partiti. L'ombra oscura della Casaleggio non è di certo trascurabile, ma molti dei punti programmatici di Grillo possono essere apprezzabili; peccato solo che siano delle "briciole" che non cambieranno lo stato di cose. Peccato che Grillo l'innovatore non abbia avuto il coraggio di inserire nel programma del M5Stelle le teorie del professore Auriti, eppure non si può di certo smentire che non l'abbia conosciuto, anzi sembrerebbe fosse uno dei suoi migliori allievi.
Ritornando alla mia frase iniziale, "l'unica certezza è che nessuno degli eletti cambierà la situazione nel nostro bel Paese", si basa su un dato di fatto molto semplice: nessuno dei partiti che ho citato ha nel programma politico (consultare link ai programmi politici) la SOVRANITA' MONETARIA, ossia dare allo Stato il potere di emettere moneta, strappandolo dalle istituzioni private che attualmente lo detengono. A parte 2-3 partiti che hanno incluso la sovranità monetaria nel proprio programma, ma che non avendo visibilità non supereranno la soglia dell'1%, nessun altro partito ha inserito la sovranità monetaria tra le battaglie "ufficiali" da portare in parlamento, non dico al primo posto, come sarebbe razionale fare data la necessità e la gravità dell'attuale situazione socio-economica, ma nemmeno al ventunesimo posto del proprio programma politico.
L'illusione del voto, che combacia con l'illusione del cambiamento, aleggia in ogni campagna elettorale: ciò che conta è far credere al popolo di poter cambiare tutto, per poi non cambiare nulla.
 
Cari lettori non prendetemi per disfattista: io sono il primo che sogna che le mie parole siano smentite dai fatti, che uno di questi partiti politici entri in parlamento e a sorpresa proclami ed attui la sovranità monetaria, vada a rivisitare l'intera ideologia del lavoro ancora prona al consumismo capitalistico, introduca la free-energy sulle scoperte di Tesla, i metodi di medicina alternativa, il bilancio partecipativo, e tante altre cose che possano davvero contribuire ad un'evoluzione culturale, economica e sociale dell'intera società.
Purtroppo, però, temo che la mia previsione non sarà smentita di una virgola e tra meno di un anno sarò ad attendere tutti coloro che adesso stanno riponendo tutte le loro speranze nel "liberatore" di turno, pronto ad accettare la mia eventuale errata previsione, oppure ad inserire i loro comportamenti in un divertente quanto triste fenomeno sociologico di massa. Ma, qualora avessi ragione non starò lì a denigrarli, poiché è un comportamento umano, scaturito dalla paura, quello di riporre tutte le proprie speranze in un leader. Come diceva lo psicanalista Erich Fromm, "l'uomo crede di volere la libertà, in realtà ne ha una grande paura, perchè la libertà lo obbliga a prendere decisioni, e le decisioni comportano rischi". L'essere umano teme la libertà, ha bisogno di un leader in cui credere e sul quale riversare tutte le proprie aspettative. Poi quando le cose andranno male sarà colpa del leader, lo si boccia (se e quando è possibile farlo), finché non si sarà pronti a sostenerne un altro, con la speranza che sia possibilmente meno peggio del precedente.
 
Obbedire, produrre e consumare, questo è il trittico che domina la vita dell'uomo, ridotto ad essere uno schiavo moderno incapace di reagire violentemente. Eppure il regime non esita mai a ricorrere alla violenza quando si tratta di conservare la propria egemonia e, nonostante sia retto da una ristretta minoranza, trae il potere non dai suoi gendarmi, ma proprio dal nostro diffuso consenso. Liberarsi dalla schiavitù significa non aver paura del cambiamento e rinnegare tutte le attuali logiche (produttive, economiche, relazionali) del sistema che altro non sono che le stesse regole che il sistema stesso ci ha obbligato a rispettare.
 
Salvatore Tamburro

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