lettera di un poliziotto penitenziario stanco delle solite ingiurie fatte da gente e dai giornali e tv.

Nonostante tutto, anzi nonostante niente, perché niente ci stanno riservando nei carceri , sempre private di risorse umane, di mezzi e altro per svolgere in piena sicurezza il nostro compito di poliziotti e tutori della legge .Ormai ci stanno portando, consapevolmente o meno, in un vicolo cieco e per questo che vedo e sento in tutti i colleghi una stanchezza di questa situazione, una situazione che vede il corpo della Polizia Penitenziaria schiacciato dallo strapotere delle istituzioni e dal loro silenzio, dove le sigle sindacali molte volte devono soccombere per motivi di appartenenza politica ,per questo mi rammarico e sento spesso fuori dalle mure del carcere commenti poco gradevoli sul nostro corpo da gente che crede di essere dei giudici che sputano sentenze senza conoscere le situazioni e le vicende che succedono nei carceri, spesso ci chiamano aguzzini, assassini, boia, e questo mi fa male perche' penso che la gente spesso ignora e fa illazioni sul sentito dire, o perche' la tv dice o i giornali dicono ma non chiedono e se noi diciamo che non e' cosi' ci rispondono no voi dite bugie perche' la tv i mass-media dicono cose diverse, ma come dire che la tv- i mass-media sono la sacra bibbia delle carceri e i giornalisti sono 24 ore su 24 all'interno dei carceri.Ormai Si parla tanto di reinserimento del condannato, di prigioni sovraffollate, di pene alternative… ma del nostro lavoro? Nessuno ne parla! Non dico che siamo dei martiri pronti al sacrificio ma, chiedo che la nostra figura sia, almeno un minimo, valorizzata e non bistrattata come avviene sovente, chiamandoci “secondini, guardie carcerarie, aguzzini o meglio ancora, carcerieri".Ma nonostante ciò, la nostra umiltà e la nostra orgogliosa tenacia, sa sempre come superare momenti peggiori di un semplice appellativo pronunciato da chi ignora il nostro lavoro e l’onorabilità del Corpo.Ma cosa importa, tutto questo è irrilevante, poco importante. Siamo pagati per farci mettere i piedi in faccia? Qualcuno è di quest’avviso. A volte mi domando se avrò mai lasciato un ricordo nelle menti delle centinaia e centinaia di detenuti che ho incontrato in quasi anni di “galera”, così come li ricordo io tra nitidi episodi positivi e dolorose memorie che, mio malgrado, ho vissuto e trascorso insieme a loro e con i colleghi. Il nostro è un lavoro strano. Non c’è molta fatica fisica ma molta psicologia da mettere in campo, senza essere psicologi e senza un addestramento profondo e mirato a lenire, seppur in minima misura, la pena inflitta a chi si ritiene defraudato della propria libertà chi per una ragione, chi per un altra.Perché in 18 mesi sono più di novecento gli agenti penitenziari feriti a seguito di aggressioni subite dai detenuti. Oltre cento dei novecento hanno riportato diagnosi di oltre 40 giorni
(lesioni gravi). Alcuni porteranno per tutta la vita i segni del loro impegno e della loro dedizione. Ma di loro non si parla. Seppelliti dalla e nella indifferenza.Ma noi non lavoriamo per essere sfregiati, feriti, aggrediti, umiliati. Noi dovremmo lavorare per riconsegnare alla società persone rieducate, che nella società dovrebbero essere reinserite. Solo quella pruriginosa ipocrisia di certi ambienti intellettuali può far dire che oggi il sistema penitenziario assolva a tali precipui compiti sanciti dalla Carta. La verità vera è che oggi nelle carceri si ammassano persone alla stregua di animali all'ingrasso. Si lasciano al proprio destino migliaia di poliziotti penitenziari. Personale cui è sistematicamente negato il diritto. Il diritto al riposo, alle ferie, alla possibilità di potersi organizzare la propria vita privata. Personale cui si negano persino gli emolumenti dovuti. Ma tutto ciò, evidentemente, non fa notizia.Non importa. Non parlate di questo mondo fatiscente, spesso puzzolente. Non dateci voce. Accanitevi, se preferite , solo sui nostri presunti demeriti. Ma , almeno, quando ne parlate chiamateci con il nostro nome : polizia penitenziaria e poliziotti penitenziari. Non agenti di custodia, secondini, guardie carcerarie. Non è solo per la vostra cultura. E’ perché avete il dovere di informare.
Bene e correttamente.
Fiero di appartenere a questo corpo.
Assistente Capo Domenico Marigliano .
 
 
 

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